Tra gli interventi più diffusi per il recupero di un dente malato, ma anche tra i più temuti dai pazienti, vi è senza dubbio la devitalizzazione, una procedura che consente il recupero di denti gravemente danneggiati da carie o altri traumi senza ricorrere all’estrazione.
Quando si parla di devitalizzazione di un dente, la sola lettura della frase provoca in tutti timori e remore.
In maniera del tutto ingiustificata.
La devitalizzazione è infatti un intervento indolore, che viene effettuato in anestesia.
Per saperne di più abbiamo chiesto lumi al dottor Marco Mone, specialista in endodonzia, che opera presso lo Studio Dentistico Mone di Avellino, al Corso Vittorio Emanuele.
Dr. Mone, quando è necessario procedere alla devitalizzazione di un dente?
La devitalizzazione si rende necessaria quando, ad esempio, una carie non trattata arriva fino alla camera pulpare, che è il punto in cui si trova il nervo. Altra eventualità che può condurre alla devitalizzazione di un dente è quando una carie trattata in maniera incongrua porta alla formazione di una nuova carie al di sotto dell’otturazione che arriva fino al nervo.
Perché in casi come quelli citati si procede con la devitalizzazione?
Quando una carie arriva alla camera pulpare, i batteri della carie penetrano all’interno, giungendo fino al nervo. Ciò provoca un’infezione batterica che determina iperemia all’interno della camera pulpare. La conseguenza è una compressione del nervo che si manifesta attraverso il dolore tipico della pulpite.
Come viene eseguita la devitalizzazione?
Innanzitutto si procede con l”apertura della camera pulpare, che cambia per ogni dente, e si va ad eliminare il contenuto dei canali radicoalri, che sono la strada attraverso la quale arriva la sensibilità al dente. Con l’utilizzo di strumenti manuali o rotanti si va a svuotare il contenuto della camera e dei canali, in modo che si fermi il sanguinamento ed il dolore.
Quindi?
Poi, il canale viene deterso con ipoclorito di sodio per eliminare residui organici e sagomato in modo da dare una forma conica e continua. L’ultima fase è quella dell’otturazione, che avviene utilizzando una resina di origine vegetale, la guttaperca. Ovviamente esistono degli accorgimenti da seguire per avere risultati efficaci.
Tipo?
Per avere un successo duraturo è importante che i canali vengano otturati esattamente all’apice, senza lasciare zone vuote. Per ottenere ciò è importante usare come riferimento per la lunghezza di lavoro un rilevatore apicale ed una radiografia che confermi la lunghezza.
Dr. Mone, dica la verità, la devitalizzazione provoca dolore?
Assolutamente no per il semplice fatto che viene fatta sotto un’adeguata anestesia. Nel mio studio dentistico di Avellino non approccio a tale intervento senza anestesia, anche se il dente da curare è in necrosi e si potrebbe trattare senza. Serve a mettere a proprio agio il paziente perchè così è sicuro di non avvertire mai dolore, anche se uno strumento dovesse affacciarsi al di fuori del dente da curare.
In quante sedute si conclude una devitalizzazione?
Varia in base al tipo di dente, se è vitale o necrotico. Comunque si va da una seduta di un’ora e mezzo a un massimo di due sedute per complessive due ore e mezzo di lavoro, considerando naturalmente anche la successiva ricostruzione del dente.
Per Informazioni contatta Odontoiatria Mone. La prima visita è gratuita.
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